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Divario di genere nell'occupazione. Misure a contrasto nell'istruzione

Il 28 dicembre 2023 la Camera dei Deputati ha rilasciato un dossier sullo stato dell’arte dell’occupazione femminile in Italia, che rileva come, secondo dati Eurostat, il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni al IV trimestre del 2022 sia stato pari al 55%, mentre la media UE è stata pari al 69,3%.

Si tratta del tasso di occupazione più basso tra gli Stati UE, di circa 14 punti percentuali al di sotto della media. Nel nostro Paese si registra, inoltre, un divario lavorativo anche di genere: le donne occupate, infatti, sono circa 9,5 milioni, laddove gli uomini occupati sono circa 13 milioni. A ciò si aggiunga che una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità, per la difficoltà di conciliare le esigenze di vita con l’attività lavorativa.

La decisione di lasciare il lavoro è infatti determinata per oltre la metà, il 52%, da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche. In generale, il divario lavorativo tra uomini e donne è pari al 17,5%, aumenta in presenza di figli e arriva al 34% in presenza di un figlio minore nella fascia di età 25-54 anni (“Rapporto plus 2022” INAPP- Istituto Nazionale Politiche Pubbliche).

Anche secondo il Rapporto ISTAT SDGs 2023 (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) la distribuzione del carico di lavoro per le cure familiari tra uomini e donne non migliora, ma l’istruzione si conferma fattore protettivo per l’occupazione delle donne con figli piccoli. La differenza occupazionale tra lo status di madre e non madre è molto bassa in presenza di un livello di istruzione più elevato, con un valore dell’indicatore pari a 91,5%.

L’occupazione femminile è caratterizzata anche da un accentuato divario retributivo di genere: Secondo gli ultimi dati Eurostat, il gap retributivo medio (ossia la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne) è pari al 5 per cento (al di sotto della media europea, che in Italia è del 13 per cento), mentre quello complessivo (ossia la differenza tra il salario annuale medio percepito da donne e uomini) è pari al 43 per cento (al di sopra della media europea, che è invece pari al 36,2 per cento).

LE POLITICHE EUROPEE A CONTRASTO DEL DIVARIO RETRIOBUTIVO DI GENERE Tra le politiche sovranazionali volte a favorire l’occupazione femminile va ricordata la direttiva (UE) 2023/970 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 maggio 2023, che dovrà essere recepita entro il 7 giugno 2026.

Questa stabilisce prescrizioni minime per rafforzare l’applicazione del principio della parità retributiva per uno stesso lavoro tra uomini e donne e il divieto di discriminazione in materia di occupazione e impiego per motivi di genere. Per raggiungere gli obiettivi la direttiva prevede obblighi di trasparenza e di informazioni in materia di retribuzioni, nonché di adeguamento, in caso di sussistenza di discriminazioni retributive di genere immotivate. Questa riguarda tutti i datori di lavoro (pubblici e privati), tutti i lavoratori, nonché i candidati (con riferimento alle norme relative alla trasparenza contributiva pre-assunzione).

Tra gli obblighi in capo agli Stati membri, si prevede che essi adottino le misure necessarie affinché i datori di lavoro dispongano di sistemi retributivi conformi al principio della parità di retribuzione tra lavoratori di entrambi i sessi per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore e affinché siano sviluppati strumenti o metodologie, facilmente accessibili, per valutare e confrontare il valore del lavoro. In particolare, tali sistemi retributivi devono consentire di valutare se i lavoratori si trovino in una situazione comparabile, in termini di valore del lavoro, sulla base di criteri oggettivi e neutri - che non possono basarsi sul sesso dei lavoratori sotto il profilo del genere - ove possibile concordati con i rappresentanti dei lavoratori.

GENDER GAP. DISCIPLINE STEM E PNRR PER GLI INSEGNANTI
Al fine di recuperare il divario di genere nell’ambito dell’accesso alle discipline STEM, il PNRR ha posto in essere taluni investimenti diretti alla promozione di tali discipline in ambito scolastico (Missione 4 «Istruzione e ricerca» – Componente 1 «Potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle Università»).

Tra questi, si segnala in particolare quello che riguarda “Nuove competenze e nuovi linguaggi” (M4C1-Investimento 3.1), per il quale sono previste sovvenzioni per complessivi 1,1 miliardi di euro per promuovere l'integrazione, all'interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione.

In particolare, l'intervento mira a garantire pari opportunità e la parità di genere in termini di approccio metodologico e di attività di orientamento STEM. È presente un primo obiettivo, al 30 giugno 2025, che tende a far sì che almeno 8.000 scuole a quella data avranno attivato progetti di orientamento STEM nel 2024/2025 e un secondo obiettivo, sempre al 30 giugno 2025, di realizzare almeno 1.000 corsi annuali di lingua e metodologia erogati a insegnanti.

In calce trovate il dossier originale.

 

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