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In piazza la protesta della scuola

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Sciopero nazionale della scuola. A scendere in piazza oggi Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief che si sono ritrovati a Roma a piazza Santi Apostoli per manifestare contro le politiche sulla scuola del ministro Bianchi e del Governo Draghi. In piazza Santi Apostoli a Roma uniti in protesta i coordinatori delle sigle dei sindacati spiegano le motivazioni dello sciopero.
“Si continuano a ripetere gli stessi errori. Oggi siamo qui tutti insieme perché la scuola non ci sta ad essere tagliata per l’ennesima volta”, accusa la segreteria generale Cisl Scuola Ivana Barbacci che prosegue: “Il governo ha deciso di introdurre con un decreto legge il sistema di formazione destinato a pochi insegnanti senza finalità, senza qualità e senza uno scopo ben preciso”. “Sono previsti 11.600 tagli al personale nei prossimi anni che andranno a creare disagio - continua la sindacalista -. Ci sono 250mila docenti precari che stanno svolgendo servizio da oltre 36 mesi e per queste persone non serve una sanatoria ma un percorso adeguato. E poi c’è il tema del rinnovo del contratto di 1 milione e 200mila lavoratori che sono i meno pagati della pubblica amministrazione. Anche stavolta - conclude Barbacci - dopo le promesse non ci sono risposte adeguate”.
Sulla stessa linea Francesco Sinopoli, Flc Cgil. “Non si sta investendo sulla scuola, non si sta garantendo il diritto allo studio - dice il sindacalista -. Questo decreto legge è assurdo e istituisce un sistema di formazione selettivo che viene finanziato tagliando gli organici. Non si riconosce ai precari il loro valore. Bisogna uscire da una logica che è sempre la stessa quella di colpire i presunti fannulloni”. E aggiunge: “Vogliamo che il governo cambi strada. I quiz sono stati una barbarie. Ci si sta approfittando della denatalità con un calcolo che permetta di risparmiare sulla scuola”. Accuse al governo anche da parte dei sindacati Gilda, Snals e Anief. 
A sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola anche il leader Cisl Luigi Sbarra: “La grande partecipazione allo sciopero della scuola di oggi deve ora indurre il governo a tornare sui propri passi riaprendo subito il dialogo con i sindacati. La scuola è il futuro del paese. Deve essere messa al centro dei processi di sviluppo e di investimenti pubblici. Con il decreto legge 36 il governo ha percorso una strada sbagliata: si interviene per legge su aspetti che riguardano la disciplina del rapporto di lavoro e su materie contrattuali come il salario e la formazione, con soluzioni del tutto inadeguate rispetto all’obiettivo di sostenere la qualità del lavoro con un supporto formativo e di aggiornamento generale e sistematico”.
E continua: “La formazione è una opportunità da garantire a tutti, non uno strumento selettivo finalizzato all’erogazione di benefici “una tantum” a quote ristrette di personale. Non si possono ridurre le risorse destinate al rinnovo contrattuale che a fatica consentono un’indispensabile e non più rinviabile rivalutazione degli stipendi ed il cui potere d’acquisto è intaccato delle dinamiche inflattive”.
Sara Martano
( 30 maggio 2022 )

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